Text Box: GIANALBERTO RIGHETTI ARTISTA FOTOGRAFO
SGUARDI DA ALTRI MONDI – UNA SCUOLA PER NICO
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Text Box: Questo mio terzo libro di fotografie “Sguardi da Altri Mondi – Una Scuola per Nico" presenta ritratti di bambini. E' un viaggio attraverso i loro occhi, che ha inizio in Mozambico per raggiungere l'India, attraversando Camerun, Nigeria, Marocco, Caraibi, Sri Lanka, Tibet. L’itinerario è tracciato non solo per immagini, ma anche per parole: quelle di famosi e sconosciuti scrittori, e quelle raccontate - o sussurate al cuore - dai bambini stessi. Fanno da cornice ai ritratti immagini dei luoghi, dei paesaggi, delle pietre, delle terre attraversate, cioè quelle fotografie che rappresentano il mio stile e il mio sentire.
La fotografia non rappresenta per il mio intendere il mezzo per “fissare” l’attimo, per ricostruire un ricordo, per mostrarlo o tramandarlo ad altri.  La considero uno strumento ad “uso personale”, una lente d’ingrandimento, capace di farmi percepire sensazioni, emozioni, segnali, messaggi dal Mondo. Mi fornisce anche la possibilità di poterli rappresentare (o meglio “trasfigurare”, in termini artistici) e trasmettere a chi osserva l’immagine da me prodotta, talvolta con la velleità di creare un’opera artistica, un quadro, un libro.  Tuttavia, anche quando questo “trasferimento” non avviene, la funzione più importante si è già esplicata, al momento dello scatto. Talvolta non scorro neanche le immagini da me prodotte, il vero risultato ottenuto è ciò che ho provato e memorizzato dentro di me al momento dell’inquadratura e dello scatto successivo.
Per meglio chiarire questa mia “filosofia della fotografia”, cito una frase di un critico d’arte americano, George Slade, che ha affermato: “Il piano dell’immagine è come una membrana, punto d’intersezione tra Terra e Spirito”. Condivido questa affermazione, che pone la fotografia come interfaccia tra Uomo e Mondo, mezzo per penetrare l’immateriale nelle cose materiali che ci circondano, nella natura, nelle forme, nei segni, quelli lasciati sulla terra dalla presenza umana e dalle diverse culture. E nella ricerca che mi porta a girare per il mondo, non ho mai trascurato di ritrarre persone e bambini. Quale soggetto migliore dei bambini del nostro mondo, di altri mondi, per trasfigurare in immagini espressioni ed emozioni? La naturalezza, la semplicità, l’essenzialità del mondo dei bambini è l’ideale per evocare valori veri e puri. 
Scrive dal profondo della sua spiritualità, riguardo a questi “Sguardi da Altri Mondi”, l’amica Paola Tartari:
E’ un mondo che si esprime attraverso gli occhi, i gesti, le sfumature degli sguardi, i contrasti, le mani.....tutto parla e racconta di esistenze a forti tinte, dove ogni giorno è una conquista e nulla è scontato.... gli attimi fermati nel tempo sono una celebrazione della Sacralità della Vita, che la civiltà ha perso, e che potrebbe riaffermare se soltanto fossimo capaci di fermarci un attimo per riconsiderare l'essenziale, il valore vero di ogni più piccola cosa. Questo lavoro tende a questo: a far rivivere il Sacro in noi, nella consapevolezza che il mondo intero è in ognuno di noi, e ognuno di noi è una parte indissolubile di questo pianeta e di questo universo.
Parole bellissime, che la mia opera credo non meriti, ma che esprimono perfettamente quello che vorrei rappresentassero le immagini di questo mio libro e di tutta la mia produzione attuale e futura. 
Che il mondo dei bambini sia lo strato profondo dell’umanità in cui penetrare nella ricerca del vero, lo esprime molto bene il poeta indiano Tagore, che si chiede: “Cosa c’è nella mente dei bambini, qualcosa che noi grandi non possediamo, ma che neanche possiamo capire?“. 
E’ la domanda che mi sono posto osservando l’emblematica fotografia realizzata da mia figlia Maria (che è lì e ringrazio) a Nhanganale, dove il bimbo al centro del gruppo di amici, dalle espressioni così diverse, perplesse e sospettose, sorride invece assolutamente divertito.  Tagore:
Vorrei poter viaggiare la strada
che attraversa la mente dei bambini.
E fuori oltre tutti i confini,
dove messaggeri recano novelle
senza scopo fra i reami
di re di nessuna storia;
dove la Ragione fa aquiloni
delle sue leggi e le fa volare,
e la Verità libera i Fatti
dalla sua schiavitù.
Troviamo quindi il valore puro della libertà. Qui, in questa foto, è la libertà di sentire diversamente da cui deriva la libertà di esprimere diversamente. E poi, che bella immagine! Quella che per loro le leggi della vita quotidiana volano via, come gli aquiloni con cui giocano sempre tra le stradine e i tetti dei loro villaggi! 
Una domanda del tutto simile me la ero posta a Nhangalale, osservando alcune bimbe che portavano legate al collo due piccole chiavi infilate in una cordicella. Quali serrature potevano aprire, in un villaggio senza porte? Quali tesori da proteggere, da non farsi rubare? Ho osservato a lungo la foto che avevo scattato, quella della bimba vestita di giallo di pagina 12.  I suoi penetranti occhi mi hanno sussurrato: 
“Ognuno ha un piccolo tesoro da proteggere, ognuno ha un dono da offrire, che nell’attesa custodisce nello scrigno della sua anima”. 
Questo è ciò che ho percepito grazie a quello scatto, mi ha ispirato la poesia che ho avuto l’impudenza di scrivere e di riportare lì a fianco. Questo è il dono che IO ho ricevuto da quella bimba mentre la osservavo attraverso le lenti dell’obbiettivo - estraniato dall’ambiente -  ipnotizzato dai suoi occhi.  E’ un dialogo. Un dialogo in una lingua universale: quella dell’immagine, qui condotto con bambini da idiomi e abitudini così diverse da quelle dei nostri figli.  Ma nei faccini si riconoscono espressioni che valgono ovunque.
Ora come allora: per esempio nella mia diapositiva Ektachrome di ben 33 anni fa, sulla spiaggia di Colombo, nello Sri Lanka (pagina 86), ove una mamma mostra orgogliosa il suo bel bambino. 
Qui come altrove, in un luogo remoto come il Tibet. Questa è una delle foto a cui sono più legato, la giovane mamma col suo bimbo in spalla da me incontrata ai 5400 metri d’altitudine del passo Karo-La.  Lei e il suo bimbo sono bellissimi (lineamenti da “star” del cinema, direbbe Francesca Felletti, che, nella sua introduzione, confronta in termini di bellezza le caratteristiche del volto degli attori con quelle del viso dei bambini). La mamma propone l'acquisto di monili, ma anche sta donando i suoi valori, l'orgoglio dei suoi vent’anni,  la libertà di una vita nomade nella natura più pura, più vicina al cielo. Vent’anni dedicati già alla maternità, all'insegnamento dei principi della sua cultura, quelli di vivere con le gioie del suo presente: i colori, la lana calda e i fiocchi di neve, la pelle liscia, il sorriso del suo amato bimbo.
Avete mai fotografato degli angeli?
Angeli, di primo mattino -
si possono vedere fra le rugiade.
Chinarsi - estirpare - sorridere - volare - 
Forse i germogli a loro appartengono?
Angeli, quando il sole è più cocente -
si possono vedere tra le sabbie.
Chinarsi - catturare - sospirare - volare - 
Inariditi sono i fiori che ci portano via.
Indirizzato dai versi della Dickinson, beh, io li ho trovati! Tra le sabbie. E li ho fotografati. 
Nella luce di un’alba, sulle coste dell'Oceano Indiano, ho incontrato angeli che pescavano. Sorridendo, scappando, voltandosi scherzosi, catturavano granchi azzurri e rossi che mi offrivano, conditi con le loro canzoni cullate dal mare. Quanta vitalità nel loro semplice mondo che si dispiega su un tranquillo tappeto d'acqua trasparente. Quale dono d’energia mi hanno trasferito quella mattina in Mozambico…
Di tutti i ritratti del libro, e di tanti altri che ho scattato, ci sarebbe motivo di parlare e riflettere, e tempo per una poesia da leggere o qualcosa da scrivere. Sulla fierezza per le loro radici, l’orgoglio per le amicizie, la gratitudine per le matite regalate, l’entusiasmo per rivedersi nel display della macchina fotografica, la tenerezza per aver ricevuto una carezza sulla pelle screpolata ma morbida, sporca ma profumata. Tutti porgono un dono al fotografo estraneo che li punta con l’obiettivo. Battiti di tamburo, musica e danze, una bottiglia di plastica vuota, un pezzetto di polenta, un gancio, una palla, una mela... e se non hanno nulla, il palmo della mano, vuoto… e  donano sempre un sorriso. Sempre. Magari difficile da comprendere e accettare. Ma è sempre un sorriso spontaneo, che nasce dalla curiosità, dall’occasione di stupirsi un attimo vedendo un volto così diverso, dalla gratitudine per aver mostrato loro una realtà che ha colori, odori e abiti diversi, dal divertimento che questo suscita.
Un semplice e spontaneo sorriso. lo stesso sorriso che madre Maria Teresa chiede a noi di restituire a loro
A giugno sono andato in Africa con Vincenzo mia figlia ed i suoi figli, portando la memoria dell’amato Nico dentro il nostro cuore, per vedere, sentire, trovare ispirazione, e anche per riportare, con immagini e video, la testimonianza dell'aiuto concreto che stiamo portando NOI a queste popolazioni bisognose. Nonostante potessi sembrare il loro “benefattore”, sono tornato avendo ricevuto più io da loro. Ho ricevuto doni di valore inestimabile: come il battito del mio cuore, davanti ai loro semplici e sponanei sorrisi, e il disagio che ho sentito quando “rubavo” quegli stessi sorrisi e quegli sguardi  inquadrando e scattando veloce. 
E’ come un “dono capovolto”, forse quello che ha ispirato la poesia di Maria Luisa Mejani, qui vicino a me, autrice di alcune delle poesie che accompagnano le foto. 
Negli occhi di un bambino
puoi vedere la magia delle favole,
il mistero del non ancora;
negli occhi di un bambino 
c’è l’eco del tuo passato,
e le cantilene di antichi giochi.
Negli occhi di un bambino
c’è il dono della luce;
negli occhi di un bambino povero
c’è una domanda
e un sottile disagio
è il mio dono capovolto.
Le persone che hanno contribuito a questo libro sono moltissime. Le ho citate in stretto ordine alfabetico all’inizio del libro, certamente dimenticandomene qualcuna. Tra queste, Maria, Maria Luisa, Lucia, Vincenzo ed Andrea hanno fornito contributi sostanziali al libro, sia materiali che finanziari. 
Ma non voglio fare ringraziamenti specifici, solo limitarmi a dir grazie ai nostri figli, quelli di tutti noi, e quelli di tutto il Mondo, per i doni che da loro riceviamo ogni giorno. 
A loro è dedicato questo libro.