Nell’ambiente
mediterraneo di mare, luce e natura selvaggia delle straordinarie Cinque
Terre, le ombre e gli elementi nascosti del paesaggio e dell’opera
dell’uomo sono componenti determinanti per capire l’essenza di questi
luoghi e acquisirne il significato più profondo. Per cogliere la loro
universalità. Gianalberto Righetti ha fotografato le Cinque Terre alla
ricerca della loro “immaterialità”, creando, attraverso l’interpretazione
soggettiva, immagini che si fissano
più facilmente nell’anima che sul supporto fotografico. Nelle dieci opere
di grande formato qui presentate, le Cinque Terre vengono raccontate
attraverso i dettagli, i giochi di luci e di ombre, le prospettive distorte
dal punto di osservazione dell’autore. Sono “visioni” che modificano la
percezione comune di questi luoghi. Si captano le sensazioni, le tensioni,
le emozioni, che emanano da sempre queste terre della Liguria, permeate da
tradizioni antiche e dal sapore del mare. Si possono osservare molte Terre,
che forse il visitatore non riuscirà mai a ritrovare, ma che l’autore
“costruisce” con immagini, attraverso il filtro della sua
sensibilità. “Da sempre le
sensazioni trasmesse da un luogo immateriale hanno influenzato il pensare
dei viaggiatori che se ne portano via i ricordi. Oltre ogni aspettativa,
ogni uomo agisce lasciandosi influenzare da ciò che ricorda di aver visto. Il momento
creativo è la propria interpretazione di chi ci ha preceduto. L’ispirazione
avviene in un attimo, mentre l’ideazione e la realizzazione richiedono
tempi più lunghi costruiti intorno a tale attimo. La fotografia diventa
strumento materiale di una esperienza immateriale, ancor più quando la
protagonista è l’ombra. Un attimo fuggente che mai si replicherà ma che
potrà essere raccontato o descritto, che potrà ispirare sensazioni,
comportamenti ed azioni creative” (G.Ciullo, ADI Puglia). Gianalberto Righetti espone le sue opere in varie gallerie
d’arte contemporanea, e da qualche anno si dedica anche alla produzione di
libri fotografici. La professione di ingegnere, con le sue logiche di
razionalizzazione degli oggetti nello spazio e nella realtà “come essa è”,
hanno fortemente influito la creatività dell’artista e si ritrovano
chiaramente nelle composizioni, nelle linee e nei colori delle opere di
Righetti. L’assoluta perfezione dei numeri, l’esattezza della formula, la
certezza del risultato hanno portato l’artista dapprima a scoprire i
meccanismi ed i segreti della tecnica fotografica, poi a cercare nelle
immagini, e soprattutto nelle ombre, un’area non nitida, nella quale rispecchiare
l’immaterialità dei soggetti: un anelito, un’idea, una sensazione. Il
risultato è un’opera in cui la logica e l’emozione sono entrambe presenti:
la logica è l’area di luce, dove tutto è come sembra; l’emozione è l’area
d’ombra, dove l’immaginario ha libero sfogo. Righetti fotografa in digitale
esponendo per le luci, ottenendo immagini sottoesposte e con colori saturi,
grazie anche al frequente uso del filtro polarizzatore. L'immagine viene
poi rielaborata in modo da ottenere neri profondi nelle zone d'ombra e
colori saturi nelle zone di luce, così da restituire il più fedelmente
possibile l'impressione visiva che il soggetto aveva generato nell'autore
allo scatto. I quadri di Diecidicinque sono stampe inkjet su alluminio;
altri quadri sono C-Print su carta fotografica. Le immagini ante-2001 sono
state ottenute da scansione digitale di diapositive Kodak Ektachrome.